martedì 15 dicembre 2009
C'è libertà e libertà
Per capire dove sta la falla, urge comprendere a fondo il concetto di Stato. Ma cos'è lo Stato? Max Weber scriveva «un'impresa istituzionale di carattere politico in cui l’apparato amministrativo avanza con successo una pretesa di monopolio della coercizione della forza legittima in vista dell’attuazione degli ordinamenti». In altre parole: ogni cittadino deve rinunciare a una fetta della propria libertà (l'uso della forza per esempio) per declinarla alla comunità.
Insomma, non si può dire quel che si vuole. Ciò non si declina come un'infrazione del principio costituzionale in difesa della libertà di pensiero, ma sicuramente pone dei paletti a quella d'espressione. Un costituzionalista direbbe che ogni singolo è libero di esprimersi come gli pare, ma fino a non ledere la morale sessuale o la dignità altrui.
Questo punto mi sembra chiarito, eppure ciò che ancora mi suona molto strano è l'intervento di Marco Travaglio sul blog di Beppe Grillo. Tra i due non capisco più chi sia il comico o il giornalista, comunque vi posto la parte dell'articolo che mi preme sottoporvi (è un testo enorme l'integrale lo potete vedere sul sito). Travaglio scrive come se volesse giustificarsi, e ciò la dice lunga dopo l accuse pesanti rivolte dalla stampa di destra negli ultimi due giorni:
La politica non prevede la categoria del sentimento
Guardate, arrivo a dire una cosa paradossale che naturalmente verrà usata contro di me, ma non me ne importa niente: l’ha già scritta Massimo Fini spanerse volte, questa categoria per cui si parla di odio politico è una categoria del sentimento che viene applicata alla politica, la politica e il sentimento non c’entrano niente, la politica è un fatto tecnico, per cui ti voto affinché tu faccia delle cose, ma tu non puoi chiedermi di amarti, tu puoi chiedermi di votarti, ma non mi puoi chiedere di amarti, non esiste l’amore dell’elettore per il suo eletto, esiste soltanto nelle dittature, quando appunto il populismo carismatico del capo riesce addirittura a attirare l’amore degli elettori, che non sono più neanche cittadini, sono proprio sudditi, sono un’altra cosa, sono acritici, sono pecore che adorano il capo.Il fatto che sia tornata la categoria dell’odio e quindi dell’amore nei commenti dei giornali - leggete le stupidaggini che scrive oggi Battista su Il Corriere della Sera sul clima di odio etc. etc. - bisognerebbe rispondere, come fa Massimo Fini, “ e ‘mbe? Chi l’ha detto che non posso odiare un uomo politico? Chi l’ha detto che non posso augurarmi che se ne vada al più presto? Chi l’ha detto che non posso augurarmi che il Creatore se lo porti via al più presto?”, guardate che questa cosa qua, che sembra orrenda, dice “ oddio, c’è qualcuno che lo odia!”, è assolutamente normale: ognuno a casa sua, nel suo intimo, è libero di odiare e di amare chi gli pare e non esiste in democrazia che i cittadini siano obbligati a amare coloro che li governano, anche perché se tu ami una persona perdi lo spirito critico e il cittadino elettore deve sempre mantenere uno spirito critico. Per cui leviamoci dalla testa questo ricatto, che non bisogna odiare e che bisogna amare coloro che ci governano, o che bisogna rispettarli: ma per quale motivo dovrei rispettare uno che insulta tutti quanti, compreso me tra l’altro, in continuazione da quindici anni? E’ importante questo: la condanna ferma, fermissima dell’attentato e il dire che queste cose non si devono fare e che chi le fa deve essere punito e, nello stesso tempo, dire “ io quello lì non lo voglio più vedere, io quello lì non lo voglio come Presidente del Consiglio, quello non mi rappresenta, speriamo che se ne vada presto da Palazzo Chigi”, queste cose sono cose.. oppure “ lo detesto, lo odio”, personalmente non lo odio, ma non vedo per quale motivo qualcuno non potrebbe invece odiarlo: l’importante è che si limiti a odiarlo senza fargli niente di male, non esiste il reato di odio, esiste il reato di violenza, di aggressione, di lesioni, di tentato omicidio, di omicidio, quelli sono reati, ma il reato di odio non esiste, dire a una persona “ io ti odio” non è un reato, se Dio vuole, altrimenti altro che in un regime, saremmo in Bielorussia, Paese per altro da poco indicato come modello di democrazia dal nostro Presidente del Consiglio nella visita a Lukashenko, dove ha detto “ la gente ti ama e quindi è giusto che tu stia lì”, vedete come nascono le dittature? Nascono nella testa del dittatore o dell’aspirante dittatore ben prima che nella testa dei cittadini, o meglio dei sudditi. Quindi c’è qualcosa di strano in quello che dicono Rosi Bindi, che l’ha detto meglio e Antonio Di Pietro, che l’ha detto in modo più sgangherato, cioè nel definire la vittima di quell’attentato vergognoso, che tutti condanniamo etc., un noto provocatore, uno che se le va a cercare? Non c’è niente di strano a dire una cosa del genere, è nella biografia del Presidente del Consiglio, è nel suo DNA, credo che in qualche momento di lucidità - ogni tanto ne avrà anche lui - ammetterà sicuramente, in cuor suo, di essere un grande provocatore: lo fa apposta, se non fosse un provocatore non farebbe e non direbbe tutte le cose che dice e che fa, non se la prenderebbe ogni santo giorno con tutti i tribunali che ci sono in giro per il mondo, tranne probabilmente Forum di Canale Cinque; non se la prenderebbe con la Costituzione, non se la prenderebbe con la Corte Costituzionale, non se la prenderebbe con tutti quelli con cui se la prende, compresi quelli che non esistono e che vede solo lui, tipo tutti questi complotti dell’opposizione; insomma, basta guardare le facce di quelli dell’opposizione, per rendersi conto che, anche se volessero, non sarebbero in grado di fare nessun complotto, ma comunque neanche vogliono farlo e quindi stiamo tranquilli. Lui è un grande provocatore e alcuni suoi alleati peggio di lui: immaginate che cosa c’è di male nel dire che questi signori provocano da quindici anni il Paese, quando abbiamo sentito un Ministro come Bossi parlare di fucili, di kalashnikov , di 200 /300. 000 uomini armati nelle valli pronti a imbracciare i fucili e a marciare per l’indipendenza e la secessione, ma queste cose ce le ricordiamo o no?! A qualcuno è mai venuto in mente di attribuire a questi signori dal linguaggio violento un qualsiasi episodio di violenza accaduto nelle loro valli? Pensate soltanto alla violenza che ha seminato Berlusconi in questi anni, forse è l’uomo politico più violento che si sia mai visto nella storia repubblicana e italiana: fatevi venire in mente qualche Presidente del Consiglio, come De Gasperi, Moro, Andreotti, erano tutte persone che, almeno nel linguaggio, erano piuttosto mansuete. E’ l’uomo politico più violento che ci sia stato nella storia repubblicana e conseguentemente dire che è un provocatore e che è più predisposto nell’eccitare gli animi di un eventuale squilibrato mi sembra una banalità assoluta, per cui non capisco quale sia il problema in quello che hanno detto la Bindi e Di Pietro, i quali per altro hanno precisato entrambi che, ovviamente, condannavano l’attentato e davano la solidarietà umana al Presidente del Consiglio, che resta un provocatore anche se gli hanno tirato una Madonnina in faccia, perché basta leggere i suoi discorsi e uno se ne rende perfettamente conto.
Siamo dunque liberi di odiare e sperare che qualcuno crepi alla svelta? Ho letto bene? Cari lettori... a me proprio non convince. Molto meglio gli interventi di Battista (bistrattato da Travaglio), Calabresi, Stella e Mauro.
lunedì 14 dicembre 2009
Fermarsi a pensare

venerdì 11 dicembre 2009
Il Nobel dell'ipocrisia

giovedì 3 dicembre 2009
A chi giova?

giovedì 12 novembre 2009
A volte ritornano
sabato 12 settembre 2009
A dua anni dalla quarta corsia
A seguire il pezzo del Pennivendolo su il Giornale. A due anni dall'apertura della quarta corsia sulla A4 crolla il tasso di mortalità e migliorano le emissioni. Come è possibile? Chiedetelo agli ambientalisti.
http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=381928
giovedì 10 settembre 2009
La Svizzera butta gli occhi sui nostri medici

Prima gli infermieri adesso i medici. Stipendi alle stelle chiamano i nostri camici bianchi oltre il confine. Gli elvetici avrebbero bisogno di almeno del doppio dei medici che formano attualmente. Leggi l'articolo del Pennivendolo su il Giornale.
http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=381378
mercoledì 9 settembre 2009
E per magia la sterga Oriana divenne buona

Impossibile dimenticare quanto scritto da Oriana Fallaci a poco dal terribile attentato al World Trade Center di New York. "La rabbia e l'orgoglio", più che una riflessione, più che un commento, probabilmente un atto testamentario. Se la memoria non mi tradisce, ai tempi ci furono i guru dell'intellighenzia buonista che tuonarono contro la giornalista del Corriere. C'è chi arrivò a definirla fomentatrice d'odio o vittima di demeza senile.
A distanza di otto anni, il pensiero sembra essere cambiato. Come per magia il direttore Ferruccio De Bortoli ha fatto il miracolo, trasformando in fata, la strega Oriana. Segno che in Italia si può morire orchi ed essere ricordati santi.
Leggete l'intervento del direttore del Corriere.
http://www.corriere.it/cultura/09_settembre_08/rabbia_orgoglio_fallaci_de_bortoli_cc4658c8-9c36-11de-a226-00144f02aabc.shtml
domenica 6 settembre 2009
Operazione trasparenza a Milano

Carissimi,
come sapete per i prossimi due mesi sarò impegnato nella redazione de il Giornale. Sicuramente un compito di cui sono fiero ma che, per forza di cose, mi allontanerà dal vostro Pennivendolo. Non temete. Quanto di interessante produrrò sulle pagine del quotidiano lo riproporrò qui. Ricordate che per motivi di regolamento non posso firmare con il mio nome su il Giornale. Mi avvalgo così dello pseudonimo di Franco Tosoni...
Buona lettura
il Pennivendolo
http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=380350
lunedì 31 agosto 2009
Mistero "Boffo"
LA RISPOSTA DI BOFFO
IL DOCUMENTO
sabato 29 agosto 2009
Chi è senza peccato scagli la prima pietra

Il vangelo è sempre illuminante come fonte di lezioni di vita, come bagaglio di ethos che accompagna l'uomo lungo il corso dei millenni. Eppure chi il vangelo dovrebbe conoscerlo a menadito, sembra che necessiti di una bella rinfrescatina catechistica. Mi riferisco alla brutta storia in cui è finito il direttore di Avvenire, Dino Boffo. Per chi non lo sapesse, il Giornale del direttor Feltri ha pubblicato un editoriale in cui si svelano i trascorsi discutibili del direttore del quoridiano della Cei in materia di condotta (più o meno sessuale) conclusi con una condanna a sei mesi commutata in pena pecuniaria per molestie telefoniche. Boffo avrebbe avuto degli attriti telefonici con la compagna dell'uomo con cui aveva una relazione omossessuale. Gossip di bassa lega verrebbe da dire, ma sono due le considerazioni che invece devono essere fatte.
La prima riguarda proprio la scelta editoriale fatta da Avvenire in questi ultimi mesi. Il quotidiano della Cei ha scelto di agire da organo moralizzatore e bacchettone nei confronti di Berlusconi man mano che mergevano i pettegolezzi sbandierati da Repubblica. Insomma, i vescovi sono diventati infallibili conoscitori delle peripezie sessuali del premier ignorando però (o fingendo di ignorare) quanto combinava il direttore del loro giornale. E Feltri, che non è certo uno sprovveduto o un ingenuo, ha reso pan per focaccia.
La seconda considerazione riguarda invece il punto più delicato e ignorato della questione, ovvero l'omossessualità di Dino Boffo. Mi correggo, più che l'omossessualità del direttore (che sinceramente non è e non deve essere un problema) mi disgusta l'ipocrisia che aleggia nella Chiesa. Mi si spezza il cuore nello scrivere ciò, proprio di fornte alle battaglie verbali che spesso mi sono trovato a combattere con amici e colleghi per tenere alto l'orgoglio dell'essere cattolici. Oggi me ne vergogno. Come si sa l'omossessualità in ambito vaticano non è proprio ben vista, anzi. Però adesso salta fuori che uno degli uomini più importanti per la comunicazione della Chiesa in Italia è un omossessuale. Ma chi vogliono prendere in giro? I sommi sacerdoti fanno i moralizzatori con gli umili e chiudono gli occhi con i potenti? Il singolo fedele deve confessare questa "devianza", ma se si è direttori, presidenti e via dicendo si può godere d'indulgenza plenaria? Ho amici preti e amici omosessuali, saranno queste le domande che vorrei porre agli amici del clero, perché da fedele, da cattolico praticante mi sento un po' offeso e preso per il naso.
Forse questi sommi sacerdoti dovrebbero ritornare al buon caro e vecchio Gesù come essenza del cristianesimo (come diceva il proibito Hans Kung) e non al politichese e al ruffianaggio che si sembra respirare di questi tempi. "Chi è senza peccato scagli la prima pietra".
mercoledì 26 agosto 2009
Voi chiamatelo beduino...

E' passato ormai un mese dall'ultima volta che sono intervenuto su questo blog, vuoi le ferie, vuoi la canicola estiva e una sana dose di pigrizia. Tuttavia eccomi tornato. Solitamente ad agosto non si legge nulla di particolarmente interessante sui quotidiani, sono infatti decisamente più interessanti i rotocalchi scandalistici con le loro fiumane di top less in bella vista e chiappe intente a rosolare su spiagge di mezzo mondo. Eppure nel cuore dello "zero informativo" un argomento degno di nota e commento c'è: Gheddafi.
Ci si appella a qualsiasi cosa pur di screditare il governo davanti agli impegni diplomatici con l'ex colonia, l'importante è ridicolizzare Berlusconi. Purtroppo solo uno stolto non può vedere l'oro che luccica in fondo al pozzo libico. I numeri parlano chiaro: una riserva da 44 milirdi di barili di greggio e 6,5 miliardi di tonnellate di gas e una produzione di 1,9 milioni di barili possono essere già una buona ragione. A ciò, senza dimenticare che l'Eni è il partner energetico privilegiato dal Colonnello, aggiungiamo che il problema immigrazione è radicato proprio sulle coste libiche da cui partono le carrette del mare. Credo di potermi fermare, le buone ragione per creare i presupposti per una collaborazione internazionale ci siano davvero tutti. Dimenticavo: dal 2004 tra la Sicilia e la Libia è attivo un gasdotto, mentre l'Eni ha firmato un contratto che prevede 28 milirdi di dollari di investimenti per l'esplorazione di nuovi giacimenti per i prossimi dieci anni (già si partla di proroga a 25 anni). Se l'energia è uno dei nodi fondamentali della politica, solo Tafazzi con la sua bottiglia e il pannolone direbbe di no.
Ma vediamo chi è che fa lo schizzinoso con Gheddafi. A prescindere dal fatto che le trattative di rivvicinamento con la Libia furono con successo intrapprese da Prodi prima ancora che da Berlusconi, gli eminenti politici che criticano i rapporti con la Libia sono coloro che per anni sono stati ispirati da Mao, Lenin, Castro; che hanno ricevuto finanziamenti più o meno leciti dal regime sovietico (non certo il Paese delle meraviglie) o che in nome dell'autodeterminazione culturale dei popoli hanno spalleggiato con quel terrorista di Arafat.
Gheddafi è Gheddafi, non ci sono mezze parole per descriverlo. Forse le parole giuste le troverebbero i familiari dei passeggeri del volo Pan Am 103 schiantatosi a Lockerbie in Scozia il 21 dicembre 1988. Ammettiamolo: ne faremmo decismente a meno, ma la realpolitik impone le sue regole e se vogliamo continuare a vivere legati al cordone ombelicale del petrolio, dobbiamo accettare di avere a che fare non con uno, ma con cento di questi Gheddafi.
mercoledì 29 luglio 2009
Evasione dall'eversione

Ma soprattutto a noi giornalisti piace moltissimo spararle grosse, quindi lasciatecele dire in santa pace, saranno gli eventi a darci torto o ragione.
giovedì 16 luglio 2009
Giù la maschera Tonino!

Mentre lo sceriffo molisano si erge a baluardo del garantismo nazionale, a Venafro & Co. qualcosa sembra non funzionare a dovere. Filippo Facci, con la sua solita verve irriverente, lo ha pizzicato sulle colonne de il Giornale. Con questa segnalazione, il Pennivendolo vi saluta perché parte per il mare. A presto
Ecco il link
http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=366843
mercoledì 15 luglio 2009
Cervelli in fuga

Urge un'altra considerazione di cui vorrei fare volentieri a meno, ma dalla quale non mi posso assolutamente astenere. Assaman.info è un progetto coraggioso e mosso da nobili principi che però non rispecchia, sotto svariati punti di vista, la concezione che il Pennivendolo ha di alcuni punti fondamentali della legislazione in materia di immigrazione. Colleghi in gamba hanno espresso il loro parere su determinati punti, pareri dai quali sento di dovermi allontanare. Non è una polemica, ma la garanzia che a voi lettori, prima di altro, prometto di essere coerente trapsarente e onesto.
Ecco i link delle storie, buona lettura
http://www.assaman.info/italia/attualita/120-thelma-va-in-america-per-fuggire-la-piovra-degli-atenei.html
http://www.assaman.info/italia/attualita/119-via-dallitalia-verso-mamma-africa.html
giovedì 9 luglio 2009
Tanto lo fanno anche allo stadio...
Ed eccoci di nuovo. E' più forte di loro non ci possono fare niente. Siamo rimasti in pochi, su questo non ci piove, a professare ancora il bel gioco della lotta politica. La sfida, il duello signorile, non certo un affaire da mammole, ma nemmeno da rissa da saloon. Invece eccoci qua ancora una volta dover prendere posizione davanti a tricolori millantati per carta igienica, inno nazionale salutato con il dito medio e adesso anche i cori tipici delle peggiori osterie del profondo nord. Non si tratta di gossip stavolta, nemmeno di violazione del privato. Qui si tratta di rispetto e buona educazione, di amor di patria e fedeltà ai valori della Repubblica. Valori cui i deputati italiai dovrebbero essere devoti e invece così non sembra. E fidatevi che a dirlo è un bergamsco doc, lombardo fiero della propria terra e del proprio dialetto.
Ma a farci infuriare non è solo la pagliacciata in salsa leghista dell'onorevole Salvini, è piu che altro la presunzione di innocenza e la becera giustificazione calcistica che il rappresentante della Lega milanese pensa di poter anteporre davanti alla sonora figura di merda che ha fatto. Già, sarebbe molto più apprezzabile un non sincero "mi scuso" invece che la follia innocentista rilasciata in un'intervista a il Giornale di ieri (segue il link). Non so dove si voglia andare a parare ma se da una parte ci si annichilisce con il gossip, dall'altra dobbiamo assistere a queste infauste e ingloriose manifestazioni da sbronza delirante. Adesso Salvini dice che se andrà in Europa. Magari lì nessuno capirà e potrà così cantare a squarcia gola contro gli amici terroni. Conosco molti leghisti, alcuni dei quali ricoporno pure cariche di notevole importanza politico amministrativa, e posso garantire che, nonostante il folklore verde, sono prima di tutto professionisti seri e rispettosi. Qui si è grattato il fondo del barile e non c'è ampolla con l'acqua del Po che tenga. Buon viaggio onorevole, speriamo che a Strasburgo non conoscano il dialetto lombardo almeno potrà cantare liberamente de daghéla al negher, al terun, all'albanes e al maruchìn... Dimenticavo: dalle mie parti si dice "ma và a scuà 'l mar cicianèbia".
A seguire il commento della vicenda redatto da Filippo Facci e l'intervista pubblicata da il Giornale
lunedì 29 giugno 2009
Link gossipparo per guardoni indiavolati

Sabato il Giornale ha pubblicato un'intervista esclusiva a Gianpaolo Tarantini. Per chi non può fare a meno di continuare a frugare nel fango del pettegolezzo, il Pennivendolo segnala il link. Poi però basta...
http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=362137
giovedì 25 giugno 2009
La sottile linea del confine
Sicuramente si, ma alcune sono come il vino buono: con il tempo migliorano. L'idea di riproporre questo pezzo è nata parlando con una collega alle prese con un articolo sui 20 dalla caduta del muro di Berlino, così mi sono chiesto che senso può avere alla fine del primo decennio del nuovo millennio prlare di confini. Nell'articolo compaiono le dichiarazioni di Predrag Matvejević, scrittore slavo naturalizzato italiano nonché esperto europeista, messe a confronto con quanto uscito dalle discussioni italo-israeliane tra Abraham Yehoshua (אברהם ב. יהושע) e Claudio Magris.
A seguire il link:
http://www.magcity.it/pls/unicatt/mag_gestion_cattnews.vedi_notizia?id_cattnewsT=8422
God save the Queen

Dio Salvi la Regina (e magari anche i Labour)
A seguire il link dell'intervento dell'editor del Financial Times
http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2009/06/24/se-in-inghilterra-il-primo-ministro.html
mercoledì 24 giugno 2009
E se Cossiga avesse ragione?

Per chi non avesse avuto l'occasione di leggerla, pubblico il link della lettara inviata dal presidente emerito Francesco Cossiga al Corriere della Sera. E se il picconatore avesse ragione anche questa volta?
http://www.corriere.it/politica/09_giugno_22/cossiga_lettera_aperta_berlusconi_147b1e22-5ef1-11de-bd53-00144f02aabc.shtml
La bastonata dopo la scelta. Coraggio a chi ci mette la faccia
Resta un elemento a lasciarci però ancora un poco nel dubbio. L'articolo 6, comma 2, del regolamento deontologico giornalistico afferma che "La sfera privata delle persone note o che esercitano funzioni pubbliche deve essere rispettata se le notizie o i dati non hanno alcun rilievo sul loro ruolo o sulla loro vita pubblica". Letto così c'è poco da fare: al momento non c'è un capo d'accusa per Berlusconi e, che se ne voglia, queste non sono certo informazioni che minano la governabilità (fino a un coinvolgimento diretto da parte della procura), ergo la scelta di Minzolini rientra nei binari deontologici. Resta però leggittima la posizione di coloro che invece ritengono indispensabili e fondamentali questo genere di informazioni. Posizione sacrosanta da cui mi dissocio (sintono che ancora una volta la deontologia la si può leggere anche al contrario, al buio e sott'acqua che tanto...).
A questo punto è un altro il tema che andrei a sondare. Un punto che, a mio modesto parere, dovrebbe essere la vera materia d'indagine e di critica dei giornalisti d'assalto che inchiostrano pagine su pagine con la questione barese. Se ricordate la vera contraddizione è che questo governo ha varato un ddl rivoluzionario che dal 1958 (Legge Merlin) per la prima volta riapre la discussione sul tema della prostituzione, e adesso il Premier firmatario dello stesso si ritrova nel mezzo di una bufera legata a squillo di lusso (ammesso che sia tutto vero e che i pm vadano a fondo nella questione). Il succo del ddl parla chiaro: prostituirsi continuerà a non essere reato ma sarà vietato farlo per strada. E chi trasgredisce, professioniste e clienti, potrà essere punito anche con l'arresto. Dove voglio arrivare? Se la brama di scavare in questi meandri turpi fatti di cosce al vento e seni al silicone è troppo forte per alcuni cronisti, questi abbiano almeno il buon gusto di trovare dei temi accattivanti che quantomeno possano sembrare argomento di approfondimento giornalistico e non l'ennesimo pettegolezzo della suocera. Io ve ne ho indicato uno, ma non apettate che vi dia altri spunti. Buon lavoro.
domenica 21 giugno 2009
Siamo consci del concetto di provocazione?
Sfogliando del materiale sulla cara Biennale veneziana ho colto invece un astio generalizzato verso la vena irriverente della provocazione, quello sberleffo al pudore tanto caro a De Sade che pone l'uomo in una biunivoca dipendenza dallo sconcio, al volgare o al grottesco come se non potesse farne a meno. Siamo umani mica divini. E quindi la laguna abbonda di manichini annegati, specchi rotti (notoriamente riconosciuti come portatori di sfiga), ai porno deliri di Paul McCarthy (da non confondere con il Beatle Paul McCartney).
Senza però andare a ravanare negli antri oscuri dell'arsenale veneziano, nella tranquilla Crema un giovane artista si è visto censurare una sua opera d'arte inserita nella kermesse culturale della cittadina lombarda perché irrispettosa e provocatoria. Il quadro si spiega da sé (vedi fotografia pubblicata), e buon gusto a parte, il Pennivendolo sposterebbe la sua attenzione verso un concetto ben preciso della questione: la provocazione appunto.
E' chiaro che il giovane artista ha compiuto un mero atto provocatorio con la stesura di questo lavoro, ma appunto perché un individuo è conscio del fatto che il proprio operato va a urtare contro quelli che vengono definiti poteri forti, allora perché non dovrebbe aspettarsi una reazione dura e decisa dagli stessi poteri che si è voluto attaccare? Supponiamo che nessuno avesse detto nulla davanti a questo ritratto del prete sporcaccione, allora vorrebbe dire che non ci si troverebbe alle prese con una provocazione ma con una normale situazione dentro le righe imposte dai poteri. E invece no! Qualcuno si è arrabbiato, e non poco, ed è arrivato a usare il malefico mezzo della censura. Quindi l'atto provocatorio è servito a ciò per cui è stato creato, scuotere le coscienze. Ma c'è dell'altro: il semplice fatto che io, come molti altri, stiano ancora parlando di questa vicenda è di per se una vittoria per Nemo (l'artista). Non si tratta di una condivisione di valori trasportati dentro al quadro (dai quali mi dissocio completamente), quelli li si lascia all'individualità dello spettatore, il discorso è fondato al limite della filologia e della logica del linguaggio. Quindi forza Nemo, coraggio, ti hanno censurato, ma hai ottenuto comunque un successo. La provocazione quindi ha bisogno di un apparato di regole ben precise contro cui scagliarsi, di una rete da cui fuggire. Un modno anarchico ci priverebbe del gusto della trasgressione perché non ci sarebbero regole da infrangere. E' qui che nasce la provocazione: la consapevolezza di essersi messi contro i poteri forti. Però attenzione: dietro questo atto volontario c'è la possibilità di essere bastonati, ma si sa, per poter vincere alto sul tappeto verde occorre rischiare tanto.
Non basta quindi giocare a fare i rivoluzionari per poi lagnarsi perché qualcuno risponde ai vostri atti d'accusa a colpi di mannaia e manganello. Non è che così che funziona. Segliere la via provocatoria è spesso cosa difficile, un atto che per non rimanere fine a se stesso deve denotare preparazione, studio e fede nella causa lanciata dal provocatore, altrimenti è meglio lasciar perdere.
martedì 9 giugno 2009
Travi e pagluzze a confronto

(Matteo, 7, 1-5)
Franceschini è cattolico? Chissenefrega, anche se non lo fosse non credo che questo passo del vangelo di Matteo sia per lui cosa nuova. Nella conferenza stampa del post disastro elettorale democratico il segretario ha pronunciato le seguenti parole: "Abbiamo raggiunto due obiettivi: la conferma del progetto del Pd e lo stop delle destre". Ma c'è dell'altro: "il governo è minoranza nel paese" e aggiunge "è svanito il mito dell'invincibilità di Berlusconi".
Che il Pdl non abbia sfondato quel muro d'invincibilità siglato dal 40% delle preferenze è vero, si è fermato "solo" al 35,3%, consacrandosi, che piaccia o meno, comunque il partito italiano di maggioranza assoluta, (l'ipotetico 40% avrebbe significato vero e proprio record da memoria democristiana, rendiamocene conto). Che il Pennivendolo non simpatizzi per piazza del Nazzareno è cosa chiara e arcinota, ma qui ci troviamo proprio a cavallo della pura cecità politica. Come è possibile andare ad attaccare questo presunto insuccesso berlusconiano a monte di un disastro fisso al 26,1% che in altre cifre si traduce nella perdita di ben 4,1 milioni di voti rispetto alle politiche del 2008 e 2,1 milioni rispetto alle europee del 2004. Per non parlare dello scenario post atomico lasciato dalle sinistre europee: me lo vuole spiegare Franceschini che destra pensa di avere fermato? Booh... A Strasburgo, nelle file del Pse, c'è gente che si strappa i capelli e qui in Italia si festeggia per avere fermato la destra.
Per fortuna nel Pd c'è qualcuno che il politico lo sa fare e bene. Grazie a dio, perché un'opposizione forte è la garanzia del funzionamento democratico, peccato che questa non sia né opposizione né forte. Mentre Franceschini cerca le pagliuzze altrui, Bersani, lapidario ha affittato un carro attrezzi per levargli la trave dall'occhio: "Il Pd non è morto. Anzi, visti i risultati, è al mondo. Ma bisogna anche dire che non va bene così". Qui non si tratta di vedere il bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto, ma rimboccarsi le maniche e capire perché in Italia (le amministrative parlano da sole) e in Europa soprattutto, la ricetta progressista non sembra più andare di moda.
Qualcosa deve essere cambiato e ciò è fuori dubbio. Il Pennivendolo la pensa come Prodi, ci sono pagine che devono essere girate. Volti da sostituire, elettorato frammentato e la concorrenza di tanti moscerini della sinistra radicale: urge un intervento di polso (e il boom di preferenze di Debora Serracchiani non è un caso). Massimo D'Alema, uno dei più critici del Pd, ha dichiarato che rispetterà la tregua, mentre Fioroni gli lancia frecciatine quasi a voler prendere le difese del segretario prima ancora si sia scatenato l'inferno. Bersani dalla sua invece è iperattivo e si muove contattando febbrilmente personaggi come Goffredo Bettini ed Enrico Letta; che nell'aria non ci sia sul serio voglia di cambiare? Ricordo che Veltroni se ne andò dopo un insuccesso di proporzioni ben più contenute, anzi. Franceschini che farà?
Perché l'astensionismo non è scusa buona per tutti. I sondaggi di Renato Mannheimer parlano chiaro: i voti persi dal Pd sono stati andati a qualcun'altro e non sono rimasti nel buio dell'astensionismo.
lunedì 8 giugno 2009
La pagella elettorale del Pennivendolo

Alla luce dello spoglio delle urne elettorali urgono tre considerazioni portanti. Il Pdl ha vinto ma non come si aspettava, il Pd è alla frutta, la sinistra moderata europea incarnata nel Pse è praticamente alla deriva. Sono tre osservazioni oggettive, non faziose, che devono fare riflettere sulla tendenza continentale d'abbandono delle tesi neo-labour di matrice blairiana o relativiste zapateriane, a scapito della crescita dei partiti del "mal di pancia", quei partiti che rispondono alla base elettorale con lo stesso linguaggio, portando la discussione politica al livello del cittadino e non viceversa: mi riferisco in particolare all'Italia dei valori di Di Pietro e alla corazzata della Lega Nord. Ma andiamo con ordine. Dicevamo che il Pdl si è dovuto "accontentare" di un 35% contro lo sfondamento del muro del 40% che si predicava prima della chiamata alle urne. Ignazio La Russa un'idea se l'è fatta (e purtroppo non si taglierà il pizzetto come promesso), ovvero probabilmente il cavaliere ha sbagliato a spingere così tannto la Lega Nord con le recenti promesse del governatorato del Veneto e l'appoggio per Podestà alla provincia di Milano. Altri sostengono che l'onda lunga del caso Noemi non si sia ancora esaurita e che un ulteriore calo di consenso arriverà più avanti. Veline, tettine e chiappette a parte, il Pennivendolo sostiene che il complice della calata di consenso è stato l'astensionismo: in Italia hanno votato 66,5% contro il 73,1% del 2004, segno che la coscienza d'appartenenza continentale non è porprio forte tra noi italiani.
Vuoi la morsa dell'astensionismo, che si sa penalizza i grandi partiti a scpito di quelli degli incazzati cronici (Di Pietro e Bossi li avete mai visti felici una volta?), unito all'annunciata mancanza di leadership franceschiniana, il Pd invece è franato rovinosmante sotto il fantomatico muro del 28%, ipotetica garanzia della sopravvivenza del partito. 26,13% è proprio un brutto numero per Franceschini & co. che già ieri, a urne ancora chiuse, già erano riuniti per decidere le linee per il futuro del Pd. C'è un elemento che deve fare riflettere: sebbene la campagna elettorale sia stata disastrosa dal punto di vista politico, tanto che Napolitano non ha mancato di farlo notare più di una volta, il Pd un programma dettagliato per le europee lo ha redatto. E questo deve proprio far infuriare l'elettorato democratico. Perché? Ma è chiaro. Scusate, il Pdl non ha nemmeno stilato un programma dettagliato se non riproponendo l'adesione al Ppe, mentre il Pd si è preso la briga di lavorare a un progetto (più o meno condivisibile, ma non è questo il punto) per poi nasconderlo accuratamente nel cassetto e fare campagna elettorale sulle tette delle amichette del premier. E' una verità che non mi spiego, ma anziché allontanrsi dal gossip che si mangia la politica, Franceschini ci ha sguazzato dentro alla grande. A parere del Pennivendolo questo è stato un enorme errore politico. Per scoprire che il Pd aveva un programma proprio sono dovuto andare a cercare sul sito e frugare nei suoi meandri telematici, come se si vergognassero di questo lodevole strumento politico.
Quello del Pd non è un caso sporadico: le grandi sinistre europee sono letteralmente a pezzi. Dopo che Zapatero ha nscosto alla non più cattolicissima Spagna la crisi economica e la stessa non più cattolicissima Spagna ha scoperto che il tasso disoccupazione è schizzato al 18%, insomma ai non più cattolicissimi spagnoli sono girati i maroni. Ma cambiamo aria: nella plumbea City, Gordon Brown, se non farà le valigie da solo, presto gliele faranno fare. Mentre la nave britannica affonda, il comandante laburista (Brown) si è incatenato al timone pensando di essere ancora ai tempi della battaglia di Traflgar, mentre tutti i suoi ministri, come topi, abbandonano il vascello, lui crolla nella pancia del mare. Mah, onore a Brown che poi colpe non ne ha più di tante. Questo significa però l'avanzata in Gran Bretagna di un vero e prorpio partito neofascista e la riconsegna futura dello scettro del consenso ai Tories. Ma non è finita, sarebbe troppo bello. Sono giorni che si parla dell'Olanda di Wilders, simbolo di una destra xenofoba e anti islamica (Wilders ha definito il Corano come il Mein Kampf) che si è affermato come seconda forza politica dopo che nel paese delle canne libere e delle prostitute in vetrina sono arrivati i muezzin a coprire il rumore delle birrerie e degli zoccoli di legno. Chi è causa del suo mal pianga se stesso. Avete creato un'apartahid culturale frutto di un'immigrazione indiscriminata? Adesso cuccatevi l'ossigenato Wilders. Chissà la faccia di Martin Schultz, segretario del Pse...
Tanto per farvi un'idea: a seguire c'è il link del sito del Ministero dell'Interno dove potete attingere a qualsiasi dato elettorale
http://elezioni.interno.it/
venerdì 5 giugno 2009
Ma la fama internazionale non è cosa nuova
http://www.radio24.ilsole24ore.com/main.php?articolo=casta-caravaggio-xenofobia-08-04-2008.xml
Siamo l'ombelico del mondo

Siamo solamente 15mila, o forse nemmeno, siamo famosi per aver dato i natali al maestro Michelangelo Merisi detto il Caravaggio (o forse nemmeno quello), abbiamo un gran bel santuario mariano e adesso siamo sulle pagine de Le Figaro. Non importa se la festa del paese cade in una data talmente sfigata che nessuno la festeggia (il 9 agosto sono tutti al mare e dei Santi Fermo e Rustico ci si dimentica al volo), Caravaggio è come l'ombelico del mondo. Già ma non di un mondo globale, bensì di un mondo a tinte verde smeraldo che si riflette nel sole delle alpi. Insomma merito dell'amministrazione leghista caravaggina che sorprende i transalpini al punto da spingerli a mandare nel comune della bassa bergamsca un inviato speciale per raccontare cosa significhi essere amministrati dalla Lega Nord. Il senatore Ettore Pirovano prima, Giuseppe Prevedini poi, questa la dinastia leghista a Caravaggio, a poche ore dalle elezioni provinciali ed europee, ecco il bilancio redatto dal prestigioso quotidiano francese.
Pennivendolo si, ma non bugiardo: seguite il link qui sotto e buona lettura
http://www.lefigaro.fr/international/2009/05/28/01003-20090528ARTFIG00366-la-ligue-du-nord-deploie-sa-politique-securitaire-.php
Per i meno abili con il francese, qui sotto pubblico una traduzione molto ruspante redatta di mio pugno:
LA LEGA NORD SCHIERA LA SUA POLITICA DI SICUREZZA
Dall'inviato speciale a Caravaggio, R.H.
Telecamere di videosorveglianza, ronde cittadine, l'ordine di bloccare i matrimoni di comodo tra extracomunitari ... La piccola cittadina della provincia di Bergamo che ha dato il suo nome al famoso pittore, non sembra lesinare su come andare a caccia di ospiti "indesiderati".
"Cercano di farci passare per dei razzisti, quando invece noi facciamo solo applicare la legge. Ridiamoci sopra piuttosto". "Non siamo intimiditi dalla confusione dei media", Ettore Pirovano sostiene che ogni immigrato ha il dovere di parlare l'italiano, se si vuole integrare nella comunità di Caravaggio.
Il Vice Sindaco, senatore della Lega Nord e candidato alla carica di presidente della Provincia di Bergamo, uomo affabile e di buona dimistichezza con la lingua francese, si difende dall'accusa di cercare di escludere gli immigrati: "Noi gli diamo l'opportunità di seguire gli stessi corsi di aiuto domestico in dialetto in modo che possano capire i nostri anziani, ad esempio".
L'uomo che ha scaturito il dilemma si chiama Abdelrahman Rafat. Questo 43 enne egiziano, sposato con un'italiana e residente da tempo in città, aveva chiesto la cittadinanza italiana. Tuttavia, davanti al sindaco non è stato in grado di pronunciare il rituale di giuramento di fedeltà alla Repubblica. "Egli ha stravolto il testo che gli ho presentato, prima che mi dicesse che non parlava altro che l'arabo. Ho dovuto rimandarlo a casa. Come può pretendere di integrarsi se non sa l'italiano? "Dice il sindaco di Caravaggio, Giuseppe Prevedini.
In campagna elettorale, il suo gesto è apprezzato dai caravaggini. "Non vogliamo che gli stranieri che non capiscono le nostre tradizioni e il nostro stile di vita", dice un pensionato locale con un forte accento, ai tavolini del Café cacciatori.
Voti record
In questa pittoresca cittadina di 16 000 persone che ha dato il suo nome al pittore Michelangelo Merisi, meglio noto come Caravaggio, l'integrazione linguistica ha una rilevanza fondamentale. In Senato a Roma, la Lega ha sostenuto l'insegnamento dei dialetti nelle scuole come base per l'identità regionale basata su una Carta europea del 1992, affermando il diritto inalienabile dei popoli di parlare la loro lingua.
Silvio Berlusconi è rassicurante: il multiculturalismo non minaccerà Caravaggio. Gli immigrati rappresentano appena il 6,5% della popolazione. Nel vicino comune di Treviglio invece hanno raggiunto il 20%: "E' un comune di sinistra. Lì si accetta chiunque ", spiega Giuseppe Prevedini. Il sindaco ha avuto l'ordine di bloccare la proliferazione di matrimoni misti di comodo. I rom non possono rimanere per più di 24 ore nel territorio, mentre per quanto riguarda le prostitute, sono bandite dai marciapiede.
Per attuare questa politica di sicurezza, il Consiglio comunale ha investito parecchio. Molteplici sono state le telecamere installate: 85 di cui 12 a infrarossi e di video sorveglianza ". Le pattuglie di cittadini per la sicurezza sono state create senza l'approvazione del Parlamento: "La sicurezza è una questione culturale per il consiglio comunale", ha detto. Le associazioni locali - come i carabineri in pensione o la protezione civile e - pattugliano le strade con il telefono cellulare e il fischietto in mano".
Gli elettori apprezzano. A ogni elezione, il tasso di partecipazione ha raggiunto 89 al 90%. E in tre legislature, la Lega Nord ha aumentato il suo elettorato dal 43 al 64%. Forza Italia, prima della sua fusione con Alleanza Nazionale di Gianfranco Fini, oggi presidente della Camera dei Deputati, ha ricevuto solo il 12%.
Surplus di cassa
Giuseppe Prevedini spiega questo risultato con il fatto che la Lega "è in ascolto per i cittadini." Si cita anche la sua buona gestione, uno dei principali argomenti che spiegano il successo del suo partito in tutta l'Italia settentrionale. Nel comune le tasse di proprietà non superano il 3,7% - uno dei più bassi in Italia. E la tesoreria ha generato lo scorso anno un surplus di cassa di 1,53 euro ... con un budget di 23 milioni di euro: "Questa è la prova che sappiamo controllare le entrate e le spese su base giornaliera".
La città porta i segni di questa gestione. Le strade sono pulite, il pavimento rifatto da zero. Un bel viale alberato porta alla Basilica di Santa Maria del Fonte, imponente santuario mariano del tardo gotico lombardo attirare due milioni e mezzo di turisti l'anno. E vicino al municipio ospitato in un bellissimo palazzo del XIX, una stanza è munita di un museo dedicato a Caravaggio, il bambino prodigio del paese. Le tre scene della vita di San Matteo, decorazione della chiesa di San Luigi dei francesi a Roma sarà "clonato" da una riproduzione in video-stampa.
Il 7 giugno, il sindaco si aspetta che gli elettori confermino la forza della Lega in provincia: "Noi siamo onorati di aver ridato ai nostri cittadini la loro dignità (traduzione non precisa)".
lunedì 25 maggio 2009
Mezzi di distrazione di massa

mercoledì 20 maggio 2009
Torino 3: L'indignato speciale

Torino 2: L'amore, l'angoscia, la guerra e la famiglia viste con gli occhi dell'Altro

martedì 19 maggio 2009
Torino 1: Pamuk e la nostalgia della verità

venerdì 15 maggio 2009
Dentro la storia dell'editoria

“Leggendo i giornali si ha l’impressione di trovarsi di fronte a un’eruzione vesuviana che cancellerà la Pompei dell’editoria libraria, così il mio libro cerca di fermarsi al giorno prima che avvenga questa ipotetica fine – ha spiegato Enriques –. C’è una diatriba tra i sostenitori del libro elettronico e quello di carta, ma sull’argomento è facile dire sciocchezze, proprio perché è impossibile fare previsioni sul futuro sviluppo della tecnologia. Il libro è come un mezzo di trasporto: provate a chiedere a un costruttore del passato se mai avesse pensato lo sviluppo tecnologico odierno?”. La risposta è chiaramente no. Le voci sul destino dell’editoria sono varie e avariate, ma come ricorda Enriques “bisogna stare alle cose concrete. Inutile attaccarsi alla visione hegeliana della scrittura come passo della storia dell’umanità, ma nemmeno cedere a idealismi platonici come chi sostiene che il libro non morirà mai perché qualcuno sostiene di amare la sensazione della carta sulle dita. Dentro a un libro invece ci sono tante tecniche, più o meno raffinate, che servono sia al lettore ma che allo stesso tempo valorizzano la fruizione collettiva dello stesso”.
Nel corso della presentazione il professor Cicala ha sottolineato che la storia di Zanichelli si fonda sulla specificità dell’editoria scolastica e scientifica. Non a caso l’editore bolognese è stato il primo italiano a proporre la traduzione de Sull'origine delle specie per selezione naturale di Charles Darwin, piuttosto che de Sulla teoria speciale e generale della relatività di Albert Einstein. Questo è un punto molto importante, perché produrre un libro di narrativa, piuttosto che per i banchi di scuola, non è la stessa cosa. “Intanto ci sono delle differenze fisiche tra i due. Un libro scolastico non deve essere scelto tra gli scaffali di una libreria a differenza degli altri – spiega Enriques –. Inoltre i formati dei testi scolastici sono grandi, proprio per favorire una fruizione corale e la grafica è curata per guidare all’individuazione di un punto preciso del testo. E poi non bisogna dimenticare che questi libri sono il frutto di una lavoro di più autori, una vera e propria peculiarità”. Ma le differenze non sono tutte qua, con più ci si concentra, anche in rimando alle dinamiche di mercato, più ne emergono, svelando particolari sostanziali a cui normalmente non badiamo.
L’occasione di un ospite così prestigioso è stata colta dai ragazzi del Laboratorio di Editoria per presentare il loro ultimo lavoro, Quo vadis libro? Un volume che raccoglie circa 50 interviste a editori. Esiste davvero una crisi del libro? Di quali dimensioni? Di chi è la colpa? Quali le soluzioni? Sono queste le domande che gli studenti del Laboratorio di Editoria hanno posto a 50 editori italiani per fare luce su un settore che, come a ragione sostiene Cicala, “vive in una situazione di crisi cronica”.