sabato 29 agosto 2009

Chi è senza peccato scagli la prima pietra


Gli avevano tirato l'ennesimo tranello quei bricconi di ebrei, ma il buon Gesù non ci cascò. Avrebbe dovuto condannare l'adultera, rinunciando al suo messaggio di misericordia, oppure assolverla, infrangendo la legge ebraica. Ma Gesù si chinò a terra, come si legge nel vangelo di Giovanni, scrisse qualcosa (che non sappiamo) nella sabbia e poi disse "Chi è senza peccato scagli la prima pietra" (Gio 8,1-11). Ebbene le coscienze tremarono e l'adultera fu risparmiata dalla lapidazione.
Il vangelo è sempre illuminante come fonte di lezioni di vita, come bagaglio di ethos che accompagna l'uomo lungo il corso dei millenni. Eppure chi il vangelo dovrebbe conoscerlo a menadito, sembra che necessiti di una bella rinfrescatina catechistica. Mi riferisco alla brutta storia in cui è finito il direttore di Avvenire, Dino Boffo. Per chi non lo sapesse, il Giornale del direttor Feltri ha pubblicato un editoriale in cui si svelano i trascorsi discutibili del direttore del quoridiano della Cei in materia di condotta (più o meno sessuale) conclusi con una condanna a sei mesi commutata in pena pecuniaria per molestie telefoniche. Boffo avrebbe avuto degli attriti telefonici con la compagna dell'uomo con cui aveva una relazione omossessuale. Gossip di bassa lega verrebbe da dire, ma sono due le considerazioni che invece devono essere fatte.
La prima riguarda proprio la scelta editoriale fatta da Avvenire in questi ultimi mesi. Il quotidiano della Cei ha scelto di agire da organo moralizzatore e bacchettone nei confronti di Berlusconi man mano che mergevano i pettegolezzi sbandierati da Repubblica. Insomma, i vescovi sono diventati infallibili conoscitori delle peripezie sessuali del premier ignorando però (o fingendo di ignorare) quanto combinava il direttore del loro giornale. E Feltri, che non è certo uno sprovveduto o un ingenuo, ha reso pan per focaccia.
La seconda considerazione riguarda invece il punto più delicato e ignorato della questione, ovvero l'omossessualità di Dino Boffo. Mi correggo, più che l'omossessualità del direttore (che sinceramente non è e non deve essere un problema) mi disgusta l'ipocrisia che aleggia nella Chiesa. Mi si spezza il cuore nello scrivere ciò, proprio di fornte alle battaglie verbali che spesso mi sono trovato a combattere con amici e colleghi per tenere alto l'orgoglio dell'essere cattolici. Oggi me ne vergogno. Come si sa l'omossessualità in ambito vaticano non è proprio ben vista, anzi. Però adesso salta fuori che uno degli uomini più importanti per la comunicazione della Chiesa in Italia è un omossessuale. Ma chi vogliono prendere in giro? I sommi sacerdoti fanno i moralizzatori con gli umili e chiudono gli occhi con i potenti? Il singolo fedele deve confessare questa "devianza", ma se si è direttori, presidenti e via dicendo si può godere d'indulgenza plenaria? Ho amici preti e amici omosessuali, saranno queste le domande che vorrei porre agli amici del clero, perché da fedele, da cattolico praticante mi sento un po' offeso e preso per il naso.
Forse questi sommi sacerdoti dovrebbero ritornare al buon caro e vecchio Gesù come essenza del cristianesimo (come diceva il proibito Hans Kung) e non al politichese e al ruffianaggio che si sembra respirare di questi tempi. "Chi è senza peccato scagli la prima pietra".

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