giovedì 9 luglio 2009

Tanto lo fanno anche allo stadio...

Ed eccoci di nuovo. E' più forte di loro non ci possono fare niente. Siamo rimasti in pochi, su questo non ci piove, a professare ancora il bel gioco della lotta politica. La sfida, il duello signorile, non certo un affaire da mammole, ma nemmeno da rissa da saloon. Invece eccoci qua ancora una volta dover prendere posizione davanti a tricolori millantati per carta igienica, inno nazionale salutato con il dito medio e adesso anche i cori tipici delle peggiori osterie del profondo nord. Non si tratta di gossip stavolta, nemmeno di violazione del privato. Qui si tratta di rispetto e buona educazione, di amor di patria e fedeltà ai valori della Repubblica. Valori cui i deputati italiai dovrebbero essere devoti e invece così non sembra. E fidatevi che a dirlo è un bergamsco doc, lombardo fiero della propria terra e del proprio dialetto.

Ma a farci infuriare non è solo la pagliacciata in salsa leghista dell'onorevole Salvini, è piu che altro la presunzione di innocenza e la becera giustificazione calcistica che il rappresentante della Lega milanese pensa di poter anteporre davanti alla sonora figura di merda che ha fatto. Già, sarebbe molto più apprezzabile un non sincero "mi scuso" invece che la follia innocentista rilasciata in un'intervista a il Giornale di ieri (segue il link). Non so dove si voglia andare a parare ma se da una parte ci si annichilisce con il gossip, dall'altra dobbiamo assistere a queste infauste e ingloriose manifestazioni da sbronza delirante. Adesso Salvini dice che se andrà in Europa. Magari lì nessuno capirà e potrà così cantare a squarcia gola contro gli amici terroni. Conosco molti leghisti, alcuni dei quali ricoporno pure cariche di notevole importanza politico amministrativa, e posso garantire che, nonostante il folklore verde, sono prima di tutto professionisti seri e rispettosi. Qui si è grattato il fondo del barile e non c'è ampolla con l'acqua del Po che tenga. Buon viaggio onorevole, speriamo che a Strasburgo non conoscano il dialetto lombardo almeno potrà cantare liberamente de daghéla al negher, al terun, all'albanes e al maruchìn... Dimenticavo: dalle mie parti si dice "ma và a scuà 'l mar cicianèbia".

A seguire il commento della vicenda redatto da Filippo Facci e l'intervista pubblicata da il Giornale

http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=364999

http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=364810

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