lunedì 8 giugno 2009

La pagella elettorale del Pennivendolo


Alla luce dello spoglio delle urne elettorali urgono tre considerazioni portanti. Il Pdl ha vinto ma non come si aspettava, il Pd è alla frutta, la sinistra moderata europea incarnata nel Pse è praticamente alla deriva. Sono tre osservazioni oggettive, non faziose, che devono fare riflettere sulla tendenza continentale d'abbandono delle tesi neo-labour di matrice blairiana o relativiste zapateriane, a scapito della crescita dei partiti del "mal di pancia", quei partiti che rispondono alla base elettorale con lo stesso linguaggio, portando la discussione politica al livello del cittadino e non viceversa: mi riferisco in particolare all'Italia dei valori di Di Pietro e alla corazzata della Lega Nord. Ma andiamo con ordine. Dicevamo che il Pdl si è dovuto "accontentare" di un 35% contro lo sfondamento del muro del 40% che si predicava prima della chiamata alle urne. Ignazio La Russa un'idea se l'è fatta (e purtroppo non si taglierà il pizzetto come promesso), ovvero probabilmente il cavaliere ha sbagliato a spingere così tannto la Lega Nord con le recenti promesse del governatorato del Veneto e l'appoggio per Podestà alla provincia di Milano. Altri sostengono che l'onda lunga del caso Noemi non si sia ancora esaurita e che un ulteriore calo di consenso arriverà più avanti. Veline, tettine e chiappette a parte, il Pennivendolo sostiene che il complice della calata di consenso è stato l'astensionismo: in Italia hanno votato 66,5% contro il 73,1% del 2004, segno che la coscienza d'appartenenza continentale non è porprio forte tra noi italiani.
Vuoi la morsa dell'astensionismo, che si sa penalizza i grandi partiti a scpito di quelli degli incazzati cronici (Di Pietro e Bossi li avete mai visti felici una volta?), unito all'annunciata mancanza di leadership franceschiniana, il Pd invece è franato rovinosmante sotto il fantomatico muro del 28%, ipotetica garanzia della sopravvivenza del partito. 26,13% è proprio un brutto numero per Franceschini & co. che già ieri, a urne ancora chiuse, già erano riuniti per decidere le linee per il futuro del Pd. C'è un elemento che deve fare riflettere: sebbene la campagna elettorale sia stata disastrosa dal punto di vista politico, tanto che Napolitano non ha mancato di farlo notare più di una volta, il Pd un programma dettagliato per le europee lo ha redatto. E questo deve proprio far infuriare l'elettorato democratico. Perché? Ma è chiaro. Scusate, il Pdl non ha nemmeno stilato un programma dettagliato se non riproponendo l'adesione al Ppe, mentre il Pd si è preso la briga di lavorare a un progetto (più o meno condivisibile, ma non è questo il punto) per poi nasconderlo accuratamente nel cassetto e fare campagna elettorale sulle tette delle amichette del premier. E' una verità che non mi spiego, ma anziché allontanrsi dal gossip che si mangia la politica, Franceschini ci ha sguazzato dentro alla grande. A parere del Pennivendolo questo è stato un enorme errore politico. Per scoprire che il Pd aveva un programma proprio sono dovuto andare a cercare sul sito e frugare nei suoi meandri telematici, come se si vergognassero di questo lodevole strumento politico.
Quello del Pd non è un caso sporadico: le grandi sinistre europee sono letteralmente a pezzi. Dopo che Zapatero ha nscosto alla non più cattolicissima Spagna la crisi economica e la stessa non più cattolicissima Spagna ha scoperto che il tasso disoccupazione è schizzato al 18%, insomma ai non più cattolicissimi spagnoli sono girati i maroni. Ma cambiamo aria: nella plumbea City, Gordon Brown, se non farà le valigie da solo, presto gliele faranno fare. Mentre la nave britannica affonda, il comandante laburista (Brown) si è incatenato al timone pensando di essere ancora ai tempi della battaglia di Traflgar, mentre tutti i suoi ministri, come topi, abbandonano il vascello, lui crolla nella pancia del mare. Mah, onore a Brown che poi colpe non ne ha più di tante. Questo significa però l'avanzata in Gran Bretagna di un vero e prorpio partito neofascista e la riconsegna futura dello scettro del consenso ai Tories. Ma non è finita, sarebbe troppo bello. Sono giorni che si parla dell'Olanda di Wilders, simbolo di una destra xenofoba e anti islamica (Wilders ha definito il Corano come il Mein Kampf) che si è affermato come seconda forza politica dopo che nel paese delle canne libere e delle prostitute in vetrina sono arrivati i muezzin a coprire il rumore delle birrerie e degli zoccoli di legno. Chi è causa del suo mal pianga se stesso. Avete creato un'apartahid culturale frutto di un'immigrazione indiscriminata? Adesso cuccatevi l'ossigenato Wilders. Chissà la faccia di Martin Schultz, segretario del Pse...

Tanto per farvi un'idea: a seguire c'è il link del sito del Ministero dell'Interno dove potete attingere a qualsiasi dato elettorale
http://elezioni.interno.it/

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