giovedì 22 settembre 2011

Un voto dalla doppia faccia


Sarebbe bello pensare ai nostri parlamentari vestiti con i panni dei samurai, carichi di orgoglio e allergici al disonore, pronti a togliersi la vita pur di lavare via l'onta della vergogna. Se così fosse, la storia repubblicana sarebbe un lago di sangue. Eppure - sebbene si tratti la questione in un'accezione più blanda - l'istituzione del voto per l'autorizzazione a procedere nei confronti di un parlamamentare, si radica su un principio non tanto dissimile. Teoricamente si dovrebbe assistere a un collegio di saggi che - innanzi all'ottemperanza di uno dei poteri dello Stato - accetta di votare contro un paria affinché il corso delle istituzioni si compia. Ma siamo sicuri che sia così? Ovviamente, no.

Mentre scrivo questa nota ancora non si sa come andrà a finire il voto alla Camera per il futuro dell'ex collaboratore di Tremonti, Marco Milanese. Sinceramente non importa l'esito in quanto tale, ben più importante è invece il peso di cui vengono caricati episodi analoghi. Non si tratta di un voto sereno, atto a definire il corso naturale del potere giudiziario di un Paese, bensì le sorti di un accusato vengono giocate sull'equilibrio di giochi di potere al fine di mantenre o smantellare - dipende dai punti di vista - lo status quo.

Leggiamo sui giornali che questa volta i maroniani non voteranno come già accaduto per Alfonso Papa, leggiamo che Berlusconi ha garantito a Napolitano che i numeri per la tenuta del governo ci sono. L'opposizione fa barricata sperando che mandando Milanese agli arresti allora possa crollare l'esecutivo... E via dicendo: solo giochi di palazzo. Ed è in questo gioco di relazioni e chiacchiere (Bersani ieri ha perfino cercato di persuadere Maroni a far crollare la baracca parlottando in corridoio) che si sminuisce il rispetto per un voto che prima di essere politico, deve essere atto al normale svolgimento di uno dei poteri della Cosa Pubblica.

Il voto sarà segreto: chi doveva tramare ha tramato, chi doveva scambiare e mercanteggiare lo ha fatto e via per un altro giro di giostra.