martedì 19 maggio 2009

Torino 1: Pamuk e la nostalgia della verità


Basta riconoscere che la propria gloriosa nazione si sia resa responsabile di uno dei più efferati genocidi della storia per essere messi alla berlina. La storia del segreto di pulcinella, ma se a puntare il dito contro lo Stato è un premio nobel, la questione si complica. Fa male, molto male, soprattutto se in palio c'è l'ingresso nell'Unione Europea. Orhan Pamuk è di nuovo nel mirino della magistratura turca per le sue affermazioni sullo sterminio armeno. Una notizia che il nobel turco ha ricevuto mentre si preparava a incontrare i visitatori della Fiera internalzionale del libro a Torino sabato pomeriggio. Ma si sa, Pamuk è un signore sotto tutti i punti di vista, un intellettuale vero, a tutto tondo, che davanti a una platea di 500 persone ha liquidato la questione con un diplomatico "Non penso che sia poi così importante, inoltre la sentenza non è chiara. Tutti in Turchia sostengono che la giustizia si stia piegando alla politica, dimenticando che la giustizia è la garanzia per la libertà di parola. Ma alla fine sono qui per una conversazione letteraria". E allora parlaimo di letteratura con Pamuk, o meglio, ascoltiamo.
Per uno scrittore di fama internazionale l'apice del successo si chiama Nobel, ma come si arriva a questo traguardo? E' tutto un caso? "Ci sono due tipi di scrittori - spiega Pamuk -C'è chi legge tantissimo e chi invece scrive per la necessità di esprimersi. Come dicono gli insegnanti, chi legge è portato a scrivere meglio, tuttavia la lettura non è una garanzia. La letteratura è talento, è rabbia, è qualcosa contro cui non si può fare a meno di combattere ogni giorno". Lo scrittore turco appartiene alla categoria dei talentuosi che leggono moltissimo, prova ne è il suo appartamento di Istambul trasformato in una vera e propria biblioteca personalizzata: "Dai 16 ai 33 anni posso dire di essermi forgiato leggendo i libri di altri, il modo migliore per cambiare il modo di vedere il mondo - continua il premio nobel - L'altra possibilità è quella di leggere come passatempo: si legge ma non si cambia, non accade nulla di profondo. Ma la lettura può essere davvero forgiante se affrontata in modo radicale. Un libro ha una potenza esplosiva, si pensi al giovane lettore che si accorge che la propria vita è in pieno cambiamento attraverso la lettura".
Come tutti i grandi, anche Orhan Pamuk ha un proprio pantheon intellettuale a cui è devoto. Dostoevskij, Tolstoj, Mann e Proust sono l'empireo per lo scrittore turco, ma uno spicchio di gloria si può ritagliare anche per alcuni autori italiani: "Calvino si è fortemente radicato in me; lui rappresenta un tramite per osservare il mondo, ma anche Manzoni, Gadda ed Eco sono autori che mi hanno fomrato. Soprattutto Gadda, insieme a Borges, mi ha suggerito la chiave di lettura del romanzo poliziesco, dove tutto è poco chiaro e la chiave risolutiva è da cercare in profondità, come se queste opere si prestassero a scovare qualcosa di misterioso nel mondo. E lo stesso vale per il romanzo di formazione tedesco".
Le opere di Pamuk sono pubblicate in Italia da Einaudi, l'ultimo suo libro Altri colori. Vita, arte, libri e città, è da poco sugli scaffali delle librerie, ma lo scrittore turco è famoso in Italia per altri due romanzi Istambul e Neve: "La Istambul di cui parlo non è quella odierna, si tratta di una città che appartiene alla mia nostalgia, è una città molto più simile ai centri poveri dell'entroterra dell'Anatolia. Ne racconto il modo di vivere come in una foto in bianco e nero - spiega l'autore - in questo c'è una nostalgia particolare, quasi regolata da una sorta di filosofia o di etica, cercando di trarre una lezione di vita lontana dal successo, ma attraverso il misticismo islmaico, nel rispetto di tutto e di tutti accantonando la soggettività. Le giovani classi dirigenti sostengono che la Istambul di cui parlo non gli appartiene, infatti la città che dipingo è la mia Istambul, colma del suo carico di malinconia, lontana dai grandi cambiamenti degli ultimi anni".
La ricerca di Pamuk ha trovato fortuna anche allontanadosi da Istambul, penetrando nel cuore dell'Anatolia, aprendo le porte di Kars, la città dove viene ambientato Neve, il romanzo che svela la svolta dell'impegno civico e politico dello scrittore turco. "L'idea di un romanzo politico risale ai tempi dell'università. Ho rivalutato l'idea quando mi sono prefissato di descrivere gli effetti della rivoluzione iraniana in Turchia, così è nato Neve - spiega Pamuk - avevo la storia ma ancora cercavo un luogo per ambientarla, così cercai un luogo isolato e coperto di neve (quella neve che nel romanzo è la barriera prima dell'isolamento di Kars ndr) e mi recai a Kars, una città attraente per la sua nostalgica malinconia. Lì non conoscevo nessuno inoltre c'era la guerra con i separatisti curdi, così sfruttai l'aggancio come giornalista per raccogliere le informazioni su quel luogo, riuscendo nell'intento di raccontando il vero entrando nel cuore del lettore". L'islam, l'amore, la guerra, Neve è tutto ciò, quasi un luogo stereotipato ma vero che raccoglie e racconta la Turchia di Orhan Pamuk.

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