lunedì 14 dicembre 2009

Fermarsi a pensare


E alla fine le legnate sono arrivate sul serio. Grazie al cielo è stato solo un cazzotto, ma a distanza di 24 ore, scaduto il tempo per la compassione, si inizierà la battaglia per sancire eventuali responsabilità morali di quanto accaduto. Bene, il Pennivendolo si chiama fuori da questa logica, perché qui non si punterà il dito contro nessuno. Diciamo piuttosto che è nel mio interesse inveire contro l'intero sistema che ha trasformato la lotta politica in una questione viscerale; l'ha buttata sul piano personale, facendone motivo di rabbia privata proprio come un lite tra vicni di casa. Il tuo cane me la fa sullo zerbino? Te lo ammazzo. Mi ammazzi il cane? Ti taglio le gomme della macchina e via nel turbine di follia.

Quanto detto è un'iperbole, ma ben poco si discosta dalla realtà. Ha ragione Gian Paolo Pansa nel ricordare che una stagione delirante l'Italia l'ha già vissuta durante gli anni di piombo, quando bastava finire in prima pagina sui giornali per venire gambizzato o fatto furoi come nemico del popolo. I toni della lotta politica sono impazziti: da una parte c'è l'attacco a tutte le strutture istituzionali, dall'altro il desiderio di distruzione personale del Berlusconi soggetto politico e infine è arrivata anche la terza parte: quella dei folli che pensano che la lotta politica possa essere risolta a colpi di madonnina. Si tratta di pazzi appunto, di persone disturbate, in terapia ma mai come ora urge la necessità di aprire i libri di storia e mettersi a leggere un po'. Probabilmente i più non sapranno chi fu Rudi Dutsche (foto). Ebbene, ve lo racconta il Pennivendolo come occasione per mettersi a pensare.

Rudi fu uno studente tedesco che nel 1963 aderì al gruppo Sovversive Aktion e all' SDS, l'organizzazione degli studenti socialisti tedeschi. Dutschke divenne in breve tempo il leader dell'ala antiautoritaria dell'organizzazione. Lo chiamavano Rudy il rosso, tutto Marx e Mao, determinato più che mai a creare scompiglio all'interno della borghese e imprenditoriale Germania Ovest della fine degli anni Sessanta. Ma qualcosa non funzionò. Contro Rudy il rosso si scatenò una vera e propria campagna mediatica capitanata dai giornali controllati da Axel Springer (editore tedesco oggetto delle mire rivoluzionarie di Dutsche), che titolavano "Fermate Dutschke Adesso!". E alla fine qualcuno ci pensò davvero a fermare Rudi. Un tappeziere esaltato e psicologicamente instabile, Joseph Bachmann, prese alla lettra l'invito e l'11 aprile 1968 sparò a Rudi tre colpi. Dutsche non morì ma soffrì di seri problemi al cervello per l'attentato per tutta la vita. Morì nel 1979 in seguito a una crisi epilettica mentre faceva il bagno.

Ora: non è forse giunto il momento di moderare i toni? L'unica cosa di cui sono certo è che un pazzo pronto a premere il grilletto non è cosa difficile da trovare.

Nessun commento:

Posta un commento