martedì 9 giugno 2009

Travi e pagluzze a confronto


“Perché osservi la pagliuzza che è nell’occhio di tuo fratello e non scorgi la trave, che è nell’occhio tuo? E come puoi dire al tuo fratello: «Fratello, permetti che io ti levi la pagliuzza che è nell’occhio», non vedendo la trave che hai nel tuo occhio? Ipocrita! Leva prima la trave dal tuo occhio; ed allora vedrai di togliere la pagliuzza, che è nell’occhio del tuo fratello”.
(Matteo, 7, 1-5)

Franceschini è cattolico? Chissenefrega, anche se non lo fosse non credo che questo passo del vangelo di Matteo sia per lui cosa nuova. Nella conferenza stampa del post disastro elettorale democratico il segretario ha pronunciato le seguenti parole: "Abbiamo raggiunto due obiettivi: la conferma del progetto del Pd e lo stop delle destre". Ma c'è dell'altro: "il governo è minoranza nel paese" e aggiunge "è svanito il mito dell'invincibilità di Berlusconi".
Che il Pdl non abbia sfondato quel muro d'invincibilità siglato dal 40% delle preferenze è vero, si è fermato "solo" al 35,3%, consacrandosi, che piaccia o meno, comunque
il partito italiano di maggioranza assoluta, (l'ipotetico 40% avrebbe significato vero e proprio record da memoria democristiana, rendiamocene conto). Che il Pennivendolo non simpatizzi per piazza del Nazzareno è cosa chiara e arcinota, ma qui ci troviamo proprio a cavallo della pura cecità politica. Come è possibile andare ad attaccare questo presunto insuccesso berlusconiano a monte di un disastro fisso al 26,1% che in altre cifre si traduce nella perdita di ben 4,1 milioni di voti rispetto alle politiche del 2008 e 2,1 milioni rispetto alle europee del 2004. Per non parlare dello scenario post atomico lasciato dalle sinistre europee: me lo vuole spiegare Franceschini che destra pensa di avere fermato? Booh... A Strasburgo, nelle file del Pse, c'è gente che si strappa i capelli e qui in Italia si festeggia per avere fermato la destra.
Per fortuna nel Pd c'è qualcuno che il politico lo sa fare e bene. Grazie a dio, perché un'opposizione forte è la garanzia del funzionamento democratico, peccato che questa non sia né opposizione né forte. Mentre Franceschini cerca le pagliuzze altrui, Bersani, lapidario ha affittato un carro attrezzi per levargli la trave dall'occhio: "Il Pd non è morto. Anzi, visti i risultati, è al mondo. Ma bisogna anche dire che non va bene così". Qui non si tratta di vedere il bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto, ma rimboccarsi le maniche e capire perché in Italia (le amministrative parlano da sole) e in Europa soprattutto, la ricetta progressista non sembra più andare di moda.
Qualcosa deve essere cambiato e ciò è fuori dubbio. Il Pennivendolo la pensa come Prodi, ci sono pagine che devono essere girate. Volti da sostituire, elettorato frammentato e la concorrenza di tanti moscerini della sinistra radicale: urge un intervento di polso (e il boom di preferenze di Debora Serracchiani non è un caso). Massimo D'Alema, uno dei più critici del Pd, ha dichiarato che rispetterà la tregua, mentre Fioroni gli lancia frecciatine quasi a voler prendere le difese del segretario prima ancora si sia scatenato l'inferno. Bersani dalla sua invece è iperattivo e si muove contattando febbrilmente personaggi come Goffredo Bettini ed Enrico Letta; che nell'aria non ci sia sul serio voglia di cambiare? Ricordo che Veltroni se ne andò dopo un insuccesso di proporzioni ben più contenute, anzi. Franceschini che farà?
Perché l'astensionismo non è scusa buona per tutti. I sondaggi di Renato Mannheimer parlano chiaro: i voti persi dal Pd sono stati andati a qualcun'altro e non sono rimasti nel buio dell'astensionismo.

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