mercoledì 26 agosto 2009

Voi chiamatelo beduino...


E' passato ormai un mese dall'ultima volta che sono intervenuto su questo blog, vuoi le ferie, vuoi la canicola estiva e una sana dose di pigrizia. Tuttavia eccomi tornato. Solitamente ad agosto non si legge nulla di particolarmente interessante sui quotidiani, sono infatti decisamente più interessanti i rotocalchi scandalistici con le loro fiumane di top less in bella vista e chiappe intente a rosolare su spiagge di mezzo mondo. Eppure nel cuore dello "zero informativo" un argomento degno di nota e commento c'è: Gheddafi.
Gheddafi, un nome che suona come una spina nel fianco, un problema di non facile soluzione. Si legge ini questi giorni di posizioni estremamente critiche nei confronti della scelta del governo di recarsi in visita in Libia, poiché il colonnello è un personaggio dal passato torbido, legato al terrorismo internazionale e avverso allo stato di Israele. Tutto questo almeno fino al 2006, quando L'Onu con una risoluzione ha riabilitato la Libia in seno a un impegno per il mutamento di comportamento. Il problema oggi sembra però uno soltanto. Gheddafi è l'uomo nero solo perché ha stertto un rapporto diplomatico con Berlusconi.
Ci si appella a qualsiasi cosa pur di screditare il governo davanti agli impegni diplomatici con l'ex colonia, l'importante è ridicolizzare Berlusconi. Purtroppo solo uno stolto non può vedere l'oro che luccica in fondo al pozzo libico. I numeri parlano chiaro: una riserva da 44 milirdi di barili di greggio e 6,5 miliardi di tonnellate di gas e una produzione di 1,9 milioni di barili possono essere già una buona ragione. A ciò, senza dimenticare che l'Eni è il partner energetico privilegiato dal Colonnello, aggiungiamo che il problema immigrazione è radicato proprio sulle coste libiche da cui partono le carrette del mare. Credo di potermi fermare, le buone ragione per creare i presupposti per una collaborazione internazionale ci siano davvero tutti. Dimenticavo: dal 2004 tra la Sicilia e la Libia è attivo un gasdotto, mentre l'Eni ha firmato un contratto che prevede 28 milirdi di dollari di investimenti per l'esplorazione di nuovi giacimenti per i prossimi dieci anni (già si partla di proroga a 25 anni). Se l'energia è uno dei nodi fondamentali della politica, solo Tafazzi con la sua bottiglia e il pannolone direbbe di no.
Ma vediamo chi è che fa lo schizzinoso con Gheddafi. A prescindere dal fatto che le trattative di rivvicinamento con la Libia furono con successo intrapprese da Prodi prima ancora che da Berlusconi, gli eminenti politici che criticano i rapporti con la Libia sono coloro che per anni sono stati ispirati da Mao, Lenin, Castro; che hanno ricevuto finanziamenti più o meno leciti dal regime sovietico (non certo il Paese delle meraviglie) o che in nome dell'autodeterminazione culturale dei popoli hanno spalleggiato con quel terrorista di Arafat.
Gheddafi è Gheddafi, non ci sono mezze parole per descriverlo. Forse le parole giuste le troverebbero i familiari dei passeggeri del volo Pan Am 103 schiantatosi a Lockerbie in Scozia il 21 dicembre 1988. Ammettiamolo: ne faremmo decismente a meno, ma la realpolitik impone le sue regole e se vogliamo continuare a vivere legati al cordone ombelicale del petrolio, dobbiamo accettare di avere a che fare non con uno, ma con cento di questi Gheddafi.

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