martedì 10 marzo 2009

Lavorare per vivere o vivere per lavorare?


Si parla di precariato e lavoratori atipici, ma principalmente si pensa che questo sia un problema strettamente legato alla sfera dell'impiego privato. Eppure, sebbene strisci nell'ombra, questo fenomeno è latente anche nella pubblica amministrazione, solo che i più ne sono all'oscuro. Di fatto non si conoscono, né i numeri, né le dimensioni del precariato nel pubblico impiego, ed è proprio per questo che il ministro Brunetta ha dato il via a un progetto di ricerca per capire l'entità del fenomeno. Un'iniziativa dovuta, ma quali saranno i proveddimenti del governo? Renato Brunetta non è mai stato tenero con gli sprechi che hanno plasmato l'immaginario collettivo della pubblica amministrazione, dunque dovremmo presumibilmente aspettarci un giro di vite volto a cancellare la tendenza a fare del pubblico impiego il luogo del lavoro sicuro, il santuario dei deretani inchiodati alle poltrone del tutto dovuto. Se è prassi che il lavoro a tempo determinato, a progetto o a scadenza qual si voglia, sia uno strumento usato (ma allo stesso tempo abusato) dal privato, perché none estendere le stesse dinamiche anche agli statali?
Insomma, non è chiaro perché si debba dare per scontato a priori che un dipendente statale precario debba per forza di cose essere integrato, quando invece un privato resti in balia delle dinamiche economiche. Un mercato del lavoro sano, mobile e agile come quello anglosassone non prevederebbe nemmeno il problema, ma l'Italia è l'Italia. Scoprendo la dimensione della precarietà statale, si potrà così in intervenire per colpire quelle amministrazioni che sfruttano e mantengono atipici lavoratori che dovrebbero invece lavorare con ben'altri contratti, ma dovrà essere altrettanto chiaro che la parola "posto sicuro" dovrà scomparire dal dizionario dei lavoratori statali. Potrà sembrare un concetto brutale, ma questa è la via per portare l'eccellenza in un settore lavorativo non certo famoso per l'efficienza.
Probabilmente sarà questa la via che imboccherà il governo Berlusconi dopo che il "censimento" indetto da Brunetta consegnerà il ritratto del pubblico impiego. Almeno, così spera il vostro pennivendolo. Per ora non fasciamoci la testa prima di essercela rotta, sebbene un rivolo di sangue scenda dalla cute. Già sangue e ferite, perché c'è chi ha fatto del precariato un triste compagno di vita. Ma quale sarà la via d'uscita? Pensionare tutti a 50 anni per assumere un esercito di rampanti ventenni? Anche a me piacerebbe vivere nel paese dei balocchi.

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