lunedì 23 marzo 2009

Cannibalizzati dal web


Se dovessimo estremizzare l'esistenza di questo blog, ipotizzando che ogni abitante del pianeta possa disporre di un pc, del tempo necessario e della voglia, allora dovremmo accettare che sulla rete coesitano ben 6 miliardi di Pennivendoli. Un incubo immaginare che possano esistere tanti fanfaroni, eppure... Questo preambolo vuole introdurre la dimostrazione di quanto il web stia condizionando il mondo dell'informazione (da non confondere con la comunicazione), stravolgendolo fin nelle fondamenta il newsmaking in chiave darwinista: sopravvive solo il più adatto all'ambiente.


Internet significa flusso continuo di materiale informativo, un fiume in piena di commenti, dati, fatti, ma soprattutto, più o meno attendibili e non sempre verificati. L'informazione con il web diventa immediata, tutto avviene in tempo reale, ancora più velocemente che sulle agenzie di stampa, decretando l'invecchiamento rapido della cara e vecchia carta stampata. Arthur Sulzberger jr., l'editore del «New York Times», sostiene che l'edizione cartacea del prestigioso quotidiano non arriverà oltre il 2013. Vero? Oppure un funerale anticipato?


Internet non sta cannibalizzando la carta stampata, piuttosto sta tracciando il bivio davanti al quale direttori ed editori dovranno deliberare in futuro: rivoluzionare il ruolo della carta stampata o chiudere bottega. Se il web realizza il miraggio della vera libertà di stampa, bisogna considerare che questa stessa libertà, dove chiunque può dire e fare quello che vuole, pone un grande quesito sul ruolo della verità collaterale a questa liberà espressiva. E' qui che ritorna il quesito iniziale. Se dovessero coesistere 6 miliardi di Pennivendoli, allora si arriverebbe al paradosso della non informazione, dove tutti scriverebbero solo per se stessi, godendo del proprio plauso e di fatto annullando l'opinione pubblica.


Un punto focale quest'ultimo, che non deve essere sottovalutato, bensì impone un'apertura delle coscienze degli operatori dell'informazione. Se da un lato, come già si è detto, il web detiene e deterrà il monopolio del real-time informativo, per non rinunciare al mantenimento di un'opinione pubblica sana e forte, fondamento principe di una società democratica, allora la carta stampata dovrà reagire all'arrembaggio degli internauti, evolvendo e separandosi dal concetto generalista e cronicista odierno. Basta cronaca, ma più spazio alla letterarietà della notizia, al gusto del "bel scrivere" e dell'approfondimento. Forse quell'adattamento all'ambiente che salverà la carta dall'estinzione si baserà sulla libera circolazione di idee e non di fatti. Suonerà strana questa cosa, ma se ben ci pensate, nel moento stesso in cui acquistate un giornale in edicola, tutto il contenuto è già vecchio e privo di freschezza. Sulla notizia sono già arrivati il web e le tv con quasi 24 ore d'anticipo.

3 commenti:

  1. Concordo con il fatto che la carta stampata debba rinnovarsi, armarsi di inventiva e rinfrescare un "modo di fare notizia" che puzza di muffa da qualsiasi parte lo si odori. Ma deve farlo con molta attenzione. Guai a commettere l'errore di credere di poter competere con un mezzo di così ampio respiro come la rete ad armi pari.
    La carta stampata è (e così dovrebbe restare, a mio parere) informazione E approfondimento. Levare una o l'altra componente significherebbe distruggere un corpus che ha nella sua unità il punto di maggior forza.
    Certo, l'informazione in rete è immediatamente disponibile, inoltrabile e commentabile ma ha un limite fondamentale: non è mediata. Nell'ottica della libera informazione questo sarebbe (ed è) un pregio impagabile. Ma dal punto di vista del singolo fruitore, del "lettore medio" questa prateria di notizie diventa impenetrabile come la foresta amazzonica. Troppa disponibilità crea ansia e l'ansia crea disagio.
    La carta stampata deve sopperire a questa mancanza di mediazione diventando il punto di partenza per una escursione in rete, un campo base dal quale partire per inoltrarsi nella giungla di commenti e di idee differenti in modo sicuro, ragionato e soprattutto informato. Deve far sì che la rete diventi una sua appendice, non diventare appendice della rete.

    Capez

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  2. Direi che hai centrato in pieno l'obiettivo.
    Grazie mille per il commento
    Il Pennivendolo

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  3. Direi che il post è perfetto, colpisce esattamente un punto chiave di quello che è, e sarà il nostro immediato futuro.
    Mi permetto di aggiungere solo un piccolo particolare, una sfumatura semantica.

    Quello che sta succedendo grazie alla rete è una sovrapproduzione di notizie, di dati non di informazione.
    E ciò, come tutte le cose, ha dei pro e dei contro. Il maggiore vantaggio è che si potrà venire a conoscenza di tutti i FATTI, senza "censure preventive". Di contro, e ciò è sicuramente rischioso almeno in un primo momento, ci saranno molte notizie inesatte, forse false.
    E' proprio quì che deve entrare in gioco l'abilità giornalistica; l'abilità, cioè di sintetizzare, selezionare ed elaborare in senso critico quella marea di dati che se non gestita (non mi piace il termine mediata) rischia di diventare uno tsunami, qualcosa appunto di amorfo ed incomprensibile agli occhi di un fruitore non attrezzato.

    Ritengo questa sia una straordinaria rivoluzione. è già stata chiamata la terza rivoluzione industriale, e concordo. Come tutti gli stravolgimenti anche questo richiede un tempo di assestamento, di assorbimento e di adattamento dei nostri schemi mentali e di comportamento; dovremo, insomma, ritarare la nostra bussola informativa (o forse sarebbe meglio usare un gps ), ma alla fine sono certo avremo una informazione migliore. Avremo a disposizione notizie in tempo reale e informazioni su qualsiasi notizia, anche quelle "scomode". La rete stessa farà da mediatore (in media rimarranno le notizie "vere") e in breve anche il lettore/navigatore "medio" svilupperà una capacità di discernimento che potrà essere affinata grazie a professionisti dell'informazione che saranno sempre più specializzati.

    Non avremo più un pezzo di albero con del piombo pressato sopra? Avremo uno schermino con milioni di pixel che cambiano colore. Non credo sia un problema; anzi, se fosse il modo, come caldamente spero, per avere in Italia una informazione degna di questo nome, ben vengano i pixels.

    Luigi

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