
E' finita. O meglio, è l'inizio della fine. Come la storia d'Italia insegna, l'impeto dell'incontenibile fanteria di origine sarda ha mietuto vittime sul campo di battaglia. Non si tratta del Piave o di Solferino, ma ancora una volta il valore dei sardi in battaglia ha cambiato le sorti dell'italica storia. La dipartita di Soru ha fruttato un biglietto di uscita anche per il segretario del pd, Walter Veltroni.
We can, Sepoffà... Da adesso la musica cambierà e gli slogan pure, ma dopo il transitorio Franceschini chi prenderà le redini dell'opposizione italiana? Barricate e faziosità a parte, è chiaro che in una democrazia che si rispetti il ruolo di un'opposizione soldia e forte è il coadiuvante stesso per la miglior condotta di un esecutivo. E adesso? Dalemiani contro binettiani, rutelliani in fuga, radicali in cantina e congresso alle porte. Il grande serbatoio degli scontenti, il pd, è posto davanti alla seconda crisi della sua breve e improduttiva storia. Era già crisi al tempo della fondazione, così come al tempo delle primarie bulgare che fecero sperare in un improbabile Letta. D'Alema non ha mai digerito Veltroni, mentre i teocon sono entrati in rotta di collisione con i vertici nella gestione della vicenda Englaro e i rutelliani si sono rinchiusi in uno sgabuzzino. Il pd ricorda la peggio versione delle correnti Dc.
Mai come ora deve essere chiaro che l'imperativo di lotta al
berlusconismo non è una prerogativa valida su cui fondare un partito di gargantuesche proporzioni. "La verità di pulcinella", diranno i più, ma quando si trattò di andare alle urne, quando l'odore dei banchi di Montecitorio accendeva gli animi dei
democrats nostrani, l'elettorato ha finto di non sapere che il vero collante di coalizione si riduceva nell'avversione al duca di Arcore.
Che dire quindi? Con Veltroni si chiude la prima fase del Pd, che probabilmente (sebbene spero di sbagliarmi) coinciderà anche con l'ultima. Che cosa dobbiamo aspettarci ? Forse la nascita prematura di
Rifondazione democratica? O il ringalluzzimento della sinistra radicale?
Sarebbe un suicidio politico. Proprio perché il grande merito del timoniere fallito è stato quello di fare piazza pulita degli estremismi di sinistra che all'alba del 2009 sventolano ancora falci e martelli. Peccato, a Veltroni è andata male. Forse l'Italia non è ancora pronta per inaugurare una stagione di grandi successi laburisti. Non rimane che constatare che Berlusconi sia l'uomo sbagliato al posto giusto.