martedì 15 novembre 2011

I Monti degli Eurofallimenti


Sono passati due giorni dalla fine, ma oltre ai postumi della sbornia di chi ha festeggiato la "caduta" del Caimano non rimangono che macerie. E' stato sciocco inebrarsi bevendo al calice di una fantomatica "Liberazione", così come credere ai supereroi. Questa volta non c'è calzamaglia e mantellina che tenga, solo un professore poco loquace in completo blu, che ai microfoni ha saputo soltanto ricordare quanto fosse bella la domenica romana appena trascorsa.

Monti sta formando il nuovo governo e vedremo cosa succederà, ma non è di questo che voglio parlare. Svanita la magia delle consultazioni occorre riflettere lucidamente su quanto successo a livello continentale e chiedersi cosa ha portato Berlusconi alla scelta delle dimissioni.

Più che un fallimento della politica, come si è letto abbondantemente sui giornali, credo e azzardo che il caso italiano ci ponga davanti alla relatà di un flop da ricercare all'interno dell'istituzione europea, o meglio, dell'unione monetaria. Per riassumere in poche parole: un rendimento eccessivo dei titoli di stato, un debito di dimensioni gargantuesche con la propensione all'insolvenza e l'incazzatura progressiva tedesca. Sommando i fattori e aggiungendo l'ingombrante figura del Cavaliere, ecco servito il piatto del crollo del governo. Un caso unico nella storia d'Italia che di fatto ha visto la fine di un esecutivo in possesso della maggioranza al Senato.

Gli americani del New York Times parlano, non a torto, di "sospensione della democrazia politica" in Italia (e io aggiungo) per sottostare alla gloriosa legge dell'Euro. Il peccato originale - oltre che a un debito pubblico mostruoso tipicamente Made in Italy - consiste nel fatto che l'unione monetaria europea non nasce su radici culturali ma solo su dettami economico-monetari. Insomma abbiamo fatto l'Europa ma non gli europei.
Come si è potuto pensare di fingere che tedeschi, greci, italiani e portoghesi potessero stare sulla stessa barca solo in nome di una moneta unica? Così nel calderone sono finite economie radiclamente diverse che per sottostare alla linea comune della Bce sono state costrette a stress incredibili che hanno portato inequivocabilmente a grandi crisi come in Spagna e Grecia. In questa giungla in cui si incrociano interessi nazionali a obblighi continentali, ecco che per diritto di natura la Germania ha cercato di riappropriarsi di un'egemonia economica incontestabile, seguita dal desiderio (ingiustificato) della grandeur di Sarkozy. Siamo sicuri che l'Europa esista davvero? Un esempio di questo discorso è da ricercare in quanto è successo quando i prezzi euro-lira vennero covertiti a torto con un cambio "artificiale" 1 a 1: crollo del potere d'acquisto e italiani lasciati in mutande.

Cosa fare dunque? Non lo so, però voglio sperare che questo ragionamento non venga bollato come dietrologia, ma che sia punto di partenza per una riflessione più ampia. Tornando all'Italia: pensare che la crisi sia colpa di Berlusconi è strumentale e lo sa bene anche chi lo ha sbandierato fino a l'altro ieri. La vera responsabilità del governo appena concluso è stata nell'incapacità di reazione agli eventi, un problema incancrenito nei bizantinismi della politica italiana dove ognuno ha un piccolo orticello da coltivare e proteggere. Questa è la grande colpa e l'interminabile balletto dellla manovra d'agosto ne è la prova. Monti farà bene? Vediamo, anche se le premesse rischiano di essere esplosive...

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