martedì 23 agosto 2011

Nemici comodi




Così anche la tessera del domino di Gheddafi è caduta. E' bastato un colpetto in Tunisia, una spintarella in Egitto e adesso cade anche la Libia. Manca ancora un piccolo sforzo e se i siriani dovessero dire addio ad Assad, ci sarebbe veramente da festeggiare alla grande. Ma andiamo con calma.


Urge una considerazione. Mentre il regime libico era prossimo alla capitolazione, ad Eliat sul Mar Rosso, un commando di 7 terroristi palestinesi ha assaltato due bus israeliani, sancendo la fine della tregua tra Hamas e lo stato ebraico. Una mossa casuale e indipendente? Sinceramente non credo. Come non credo che la questione cenrale dell'assalto sia fondata su una qualsiasi rivendicazione di diritti per il popolo palestinese. In un mondo arabo - avverso ad Israele da sempre - che vede crollare giorno dopo giorno un regime alla volta, è divenuto necessario rispolverare i fantasmi mai sopiti dello scontro israelo-palestinese. La questione di Gaza diventa così un maldestro tentatvio pan-arabo per sopire la voglia di libertà dei popoli di Allah, una sorta di passaporto identitatrio comune fatto di sofferenza e piombo.


La ricetta della costruzione del nemico come panacea per i mali interni a un regime è una ricetta vecchia e logora, ma che va sempre di moda. Poco importa se in Occidente - grazie alla libertà di cui godiamo - abbiamo libero accesso a tutta la bibliografia sull'argomento da Hannah Harendt a Vassilij Grossman e Solzenicyn. Meglio nascondere la testa sotto la sabbia dietro a slogan e bandiere che riducono il tuo a una questione feticcia e pop. Mentre tutto cade, ecco tornare in auge la rabbia verso il nemico di sempre: la Stella di David. Questa volta basterà?

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